Dico basta all’oscenità delle pessime fotografie

Ho cenato in un ristorante piccolissimo, ho contato i posti che sono 19. Nonostante lo spazio angusto l’ambiente è estremamente accogliente. Non c’è cucina a vista ma c’è un bancone, quasi da bar ma sembra più il ponte di comando di una nave, dietro il quale, avvolto in elegante giubba nera, di quelle che indossano i lottatori judo solo più fine, si staglia la figura imponente del cuoco, che taglia, forma, compone, decora. Le pareti sono di un verde intenso e lo spazio della sala è limitato in fondo (espressione impegnativa per le dimensioni complessive dello spazio) da una vetrata illuminata che riproduce immagini di vegetazione orientale, questa vetrata segna il passaggio con gli spazi di servizio, bagni e cucina. Assi di legno chiaro fungono da tavoli e sedie, listelli della stessa essenza disegnano il perimetro di cubi bianchi che fanno da lampadari. L’atmosfera è accuratamente piacevole e scatena l’istinto “instagrammatico” dell’homo smatphonicus. Anche l’homo bloggatoricus è preso dalla smania del click. Confesso, del resto, di aver a più riprese impugnato l’arma ma di averla riposta prima di commettere il reato. E già, l’illecito chi chi è incapace di cogliere in uno scatto la vibrazione di piacere prodotta dalla composizione delle pietanze servite , dall’abilità altera del cuoco, dal rimirare la grazia degli ambienti. In un attimo di lucidità ho riflettuto su quanto indebito ed obbrobrioso sia immortalare in pessimi scatti scene che trasudano armonia. Fotografie sbilenche, tagliate, alterate, mozzate, smorzate, sfocate, filtrate offendono il lavoro di architetti, la ricerca dello chef, il dono di piacere di un buon ristorante.

Le fotografie, in fondo, se non sono di qualità eccelsa non servono a completare un articolo, un reportage, una recensione; piuttosto sono utili a camuffare articoli troppo brevi e superficiali, a surrogare peggio la scarsa attitudine a saper cogliere e raccontare venustà e mediocrità.

Ho deciso, quindi, che d’ora innanzi questo sito non pubblicherà più immagini che non siano di livello più che buono, scattate da professionisti, a corredo degli articoli, dei comunicati, dei post. Atteso che pubblicare blocchi di testo senza immagini è sostanzialmente incompatibile col media, sceglierò contenuti vettoriali reperibili online capaci, a mio modo di vedere, di alludere o rappresentare il contenuto dei singoli articoli; al più saranno utilizzate immagini aziendali, previa autorizzazione dei titolari dei diritti d’autore o d’uso.

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