Le cene Sanniopress

A maggio prossimo la mia collaborazione stabile con Sanniopress avrebbe compiuto cinque anni. Collaborazione stabile è la definizione giusta, corretta e chiara, altresì imprecisa, però. 

Faccio un po’ fatica a scrivere queste quattro righe a distanza di quattro giorni dagli ultimi articoli di Billy Nuzzolillo e Giancristiano Desiderio. Fondatore e direttore di quel portale di commento e informazione liberi che è (il bello della rete è che resta tutto lì, non passa mai, almeno sinché non si cancelli deliberatamente) Sanniopress. 

Pur scrivendo per il Roma e per il Sannio, giornali strutturati organizzativamente ben più che Sanniopress, ho vissuto con Billy e Giancristiano l’esperienza più profonda, coinvolgente e formativa. Seppur senza quotidiane riunioni di redazione, sistematico e costante è stato il nostro confronto. Conversazioni spesso svolte via whatsapp, nei frangenti più disparati delle nostre rispettive vite (nitido il ricordo di una discussione su un pezzo da pubblicare, inframezzata al mio amoreggiare e al fastidio della mia partner che si offrì di inviare foto oltraggiosa del suo deretano per dar prova dell’inopportunità dei continui messaggi).

Qualche carato di vino rosso e vino bianco (questi uomini sono viziosi, ciascuno ha le sue preferenze inviolabili) e diversi chili di patatine fritte hanno accompagnato  le sistematiche #cenesanniopress, veri summit su vita, editoria, politica, sport, varietà, riforma grafica (mai compiuta) e linea editoriale. Eh già, la linea editoriale, che riassumerei così: scrivi liberamente, scrivi quello che cazzo vuoi, purché non sia banale, e scrivilo bene.  

In questi cinque anni ho saldato un legame emotivo e culturale con Billy e Giancristiano – altro che collaborazione stabile – che non cesserà con il mancato aggiornamento di Sanniopress.  

La prospettiva della cessazione delle #cenesanniopress, certo,  è motivo di cruccio e smarrimento per un ingordo come me.  

Sono, tuttavia, un ottimista della volontà e dell’azione; sono abituato a pensare e agire affinché la fine di una fase segni l’inizio di una nuova. È sempre così, del resto, quando si continua a lavorare e vivere. Ci può essere pungente dolore, ci può essere rammarico, c’è soddisfazione per quel che si è fatto, ci saranno nuove cene.  

Per finire, almeno una cosa scontata devo scriverla, grazie Billy e grazie Giancristiano per avermi tenuto al vostro tavolo, dove spero di aver appreso qualcosa.  

 

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