Un anno fa la nomina Sannio Falanghina European Wine City. Rileggiamo le parole di Floriano Panza

Erano passati pochi giorni dal trionfalistico annuncio della nomina del territorio Sannio Falanghina a Città Europea del Vino 2019.

I Sindaci promotori della candidatura erano euforici e con essi tutto il territorio sannita.

I selfie di amministratori paesani e relativi codazzi, uniti da un unico ingenuo e callido sorriso sullo sfondo solenne dei palazzi delle autorità europee, con tanto di bandiere blu a stelle gialle, restituivano l’immagine di un’investitura istituzionale incrinata da un alone incongruità.

Qui, intanto, produttori e comuni bevitori, astemi e bestemmiatori, reputavano, sotto sotto, immeritata e inspiegabile la qualifica di Capitale Europea del Vino. L’identità Sannio Falanghina è ancora tutta da costruire, del resto.

Imperava e ha imperato, così, un atteggiamento di soddisfazione per involontaria furbizia, come se qualcuno fosse stato fatto fesso o fosse stato così fesso da riconoscere al Sannio e al suo vino meriti ulteriori rispetto a quelli che pure ha e di cui è cosciente.

Inconfessabile, ronzava il leit motive: prendiamo il risultato e zitti e mosca. Fu per questo che le voci di un paio di eretici che invitavano all’impegno per cogliere l’opportunità inaudita furono ostracizzate. Ma questo è altro discorso.

Erano passati pochi giorni, dicevamo, dalla nomina, era il 28 ottobre 2018 quando scambiai questi messaggi con Floriano Panza, Sindaco del Comune capofila, Guardia Sanframondi:

Buongiorno Sindaco,

invio in allegato la trascrizione in forma di intervista del colloquio di ieri, prima di inviarla al giornale per la pubblicazione sull’edizione di domani
Nel caso ci fossero difformità o avessi compreso male qualcosa, mi informi.
Cordiali saluti e buona domenica.
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Molto bene
Inviato da iPhone Floriano 

Qui di seguito l’intervista pubblicata sul Sannio, edizione del 29 ottobre 2018

 

Lo scorso dieci ottobre, nel corso di un incontro tenutosi presso la sede del Parlamento Europeo a Bruxelless, il territorio SannioFalanghina è stato investito della nomina di Città Europea del Vino 2019. Protagonisti della prestigiosa affermazione i Comuni di Castelvenere, Guardia Sanframondi, Sant’Agata dei Goti, Solopaca e Torrecuso, che rappresentati dai rispettivi Sindaci hanno elaborato e sostenuto la candidatura. 

Floriano Panza, Amministratore di lungo corso e ampie vedute, Sindaco di Guardia Sanframondi, ci ha raccontato come si è arrivati al prestigioso riconoscimento e gli obiettivi immediati e futuri che la rete dei cinque Comuni sanniti promotori intende perseguire. 

 

Allora, Sindaco, si è detto che la candidatura è nata quasi per caso, all’ultimo momento. È così?

La candidatura e la nomina del Sannio Falanghina a Città Europea del Vino 2019 è l’esito di un percorso che viene da lontano e che trova la sua origine nelle relazioni che noi Sindaci abbiamo coltivato negli anni all’interno dell’Associazione Città del Vino e di Recevin. Nel corso del tempo, seguendo anche le vicende della Franciacorta e del Vadobbiadene, abbiamo osservato e studiato come i territori a caratterizzazione vitivinicola si organizzavano, abbiamo intessuto relazioni, avviato confronti, scambiato buone pratiche. A livello internazionale, ad esempio, Guardia Sanframondi si è gemellata con il comune di Reguengos de Monsaraz, il cui Sindaco è il Presidente di Recevin. I Comuni promotori della candidatura, insomma, collaborano da anni su vari progetti e la rete, benché non formalizzata, è molto solida in quanto fondata su obiettivi comuni, perseguiti attraverso progetti condivisi, come da ultimo quello del distretto Biowine, che partirà sempre nel 2019.

 

Ha parlato di percorso lungo e obiettivi condivisi. Dal dibattito pubblico su Sannio Falanghina Città Europea del Vino 2019 si ricava l’idea di un grande festival enologico. È questo quello che ci aspetta nel 2019?

Come dimostrano chiaramente i dati sull’incoming dei territori che in passato hanno ricevuto la stessa investitura, il potenziale della nomina, in termini turistici e di clamore mediatico, è notevole e certamente non ci lascia indifferenti. Noi promotori, tuttavia, siamo consapevoli che se vogliamo far venire le persone e, soprattutto, farle tornare dobbiamo lasciare un segno indelebile sul paesaggio rurale. L’originalità della nostra candidatura, probabilmente all’origine del suo successo, sta nel fatto che noi vogliamo cogliere questa opportunità per realizzare un sistema territoriale che abbia al centro la viticoltura. Attraverso gli eventi di formazione, di scambio culturale, di studio, di approfondimento delle buone pratiche noi puntiamo a uniformare gli obiettivi dei piani urbanistici comunali, oggi elaborati liberamente dai singoli Comuni, e arrivare a realizzare un regolamento di polizia rurale che disciplini, uniformandole e conformandole a obiettivi condivisi, le pratiche di tutto ciò che accade nel territorio extraurbano dei nostri comuni. Tutto questo per arrivare ad un paesaggio riconoscibile, apprezzabile, sostenibile.

 

Per incentivare il turismo o immaginate altre ricadute?

Come le ho detto l’incoming non è obiettivo trascurabile, ma noi osserviamo che oggi la nostra produzione viticola sconta una sottovalutazione rispetto alla sua stessa qualità, che è eccellente. Il sistema territoriale che immaginiamo, biosostenibile e attraente, è il presupposto per una più coerente e remunerativa valutazione di mercato della nostra produzione agricola vitivinicola.

 

Pensa che possano bastare le visioni dei Sindaci e le azioni dei singoli Comuni per realizzare i risultati auspicati,  che, per altro, per il Sannio e il mezzogiorno in generale, possono dirsi rivoluzionari? 

I Comuni fanno da guida ma serve il coinvolgimento di tutti gli attori del territorio. È necessaria una grande coesione territoriale che coinvolga associazioni, istituzioni, imprese, Università. In una provincia che va verso la desertificazione noi poniamo l’obiettivo della salvaguardia del territorio e della sua valorizzazione come condizione di sopravvivenza. È bene esser chiari sul fatto che le popolazioni stesse devono comprendere e partecipare l’obiettivo, facendosi parte attiva. I comportamenti dei singoli in termini di senso civico e rispetto dell’ambiente non sono indifferenti. Poi ci sono i temi, su cui siamo già attivi, della realizzazione dei biodistretti e della creazione di imprese innovative a servizio e sostegno dell’agricoltura. Su questo ultimo fronte, in particolare, abbiamo avviato una interlocuzione con l’Università del Sannio. Se tutti remano nella stessa direzione ci potrebbe essere sul nostro percorso un’occasione ulteriore e più ambiziosa.

 

Ci dica, qual è l’ambizione cui allude?

Mi riferisco alla possibilità di una candidatura Unesco che si concretizzerebbe laddove, attraverso il lavoro dei prossimi mesi, con il coinvolgimento convinto di tutti i soggetti interessati, riuscissimo a far emergere una peculiarità forte del nostro territorio.

 

Ha parlato della necessità di coesione territoriale, eppure voi Comuni promotori siete solo in cinque.  C’è stato nei giorni successivi alla notizia della nomina, tra l’unanime coro di apprezzamento, un brusio, ad esempio, in ordine al mancato coinvolgimento della città capoluogo, Benevento.

Come le ho detto all’inizio del nostro colloquio, i rapporti tra i Comuni promotori sono consolidati da un lungo percorso e da progetti già elaborati insieme. Nonostante questa lunga elaborazione comune e le conseguenti idee chiare sul da farsi, crediamo che la sfida per far crescere il sistema Sannio sia una sfida di tutti e vogliamo che tutti vi partecipino. Non per caso abbiamo convocato una riunione organizzativa per il prossimo 5 novembre, invitando i Sindaci della provincia e tutti i protagonisti del tessuto produttivo e sociale della provincia. In ordine a Benevento, poi, per finire, basta guardare il video che abbiamo presentato a sostegno della candidatura per verificare che abbiamo tenuto ben da conto il comune capoluogo.