Lo stupefacente Riesling molisano e altri buoni vini di Vinica

Il Riesling è un vitigno caratteristico di latitudini nordiche. Alsazia, Mosella, Alto Adige, Piemonte.

Deragliare dalla strada segnata e sderenare tra bicchieri infausti. È il prezzo del desiderio di ciò che si può trovare solo nell’oscurità ai margini della città, qui metafora di guide e grandi festival. Il prezzo per scovare un Riesling nel meridione d’Europa e d’Italia.
In un sud minore, mortificato dall’ignoranza. In Molise. Lì dove Agricola Vinica, oltre al predetto magnifico Riesling, offre una gamma di vini buoni la cui sola pecca è il nome, sempre uguale: Lame del Sorbo. L’albero di sorbo c’è e domina la tenuta nonché, stilizzato, le bellissime etichette in carta polposa, granulosa.

Qualche anno fa l’insigne professore Moio, rispondendo a una mia domanda che alludeva ai vini naturali, disse: «È chiaro che se si ha una vigna su un colle ventilato, ben esposto, si lavora bene dal punto di vista agronomico, della cura della vegetazione, del vigneto, alla fine non sono necessari molti trattamenti».

E qui a Ripalimosani, i vigneti di Vinica si attagliano perfettamente a quella risposta. Altitudine dai 500 ai 750 metri sul livello del mare, colline scoscese (quindi acqua che non ristagna), ottima esposizione, vento che arriva dai Balcani, attraversando l’Adriatico, cura e sensibilità dell’uomo. Tutto intorno, boschi.

Naturalmente, la coltivazione e i vini sono naturali e biologici.
Naturalmente, non si impone al bevitore la necessità di elucubrazioni etiche o ideologiche per assegnare il “buono” ai vini. Sono senza difetti, netti nei profumi e nei colori; furoreggianti di odori che solo le escursioni termiche possono conferire, fragranti di uve ben in salute.

Alla cieca, anche solo a sniffare il Riesling si compone l’immagine della Mosella, invece, in un quasi anagramma è Molise. Riesling prodotto in Molise. Un bianco imprescindibile per chi non ha paura di schierarsi, per i complicati, gli scontrosi, gli oscuri da disvelare, i curiosi, i teneri corazzati. Per sedurre, per innamorarsi e prendersi a morsi. Tutta la mineralità, il carattere, l’esplosività dei Riesling secchi si ritrova in questo autentico gioiello di Vinica.

Tintilia

La Tintilia (2017 quello degustato), vitigno indigeno sottovalutato, da cui vino più noto per il taglio e per il colore che non per la bevuta in purezza come invece qui, ha un equilibrio insolito. Un equilibrio che non annoia né ammorba. Merito degli slanci di freschezza e mineralità, contrappunto alla presa docile dei tannini. C’è alcol, ovviamente, ma non s’avverte, tale è la squisita fattezza del vino. Al culmine della bevuta, tra i sapori e gli aromi che definiscono il retrogusto, si palesa una splendida liquerizia. Difficile smettere di versare e bere.

Beat, poi, è una Tintilia coraggiosa e sovversiva, da macerazione carbonica (quella del novello, per intenderci). Una versione beverina, per gli aperitivi innocui e allegri.

Nella stessa intervista citata, il professor Moio chiarisce bene che produrre un vino è arte; per degustarlo occorre sensibilità.

Le note tecniche e i prezzi dei buoni vini di Vinica sono disponibili sul sito aziendale.