L’antitesi di Irene

antonio amore new york

“Irene è troppo intelligente per abbandonarsi alle frasi melliflue degli innamorati. Irene non dice mai amore mio, tesoro mio, cocco mio. Non usa espressioni del genere e sono sicuro che se le usassi qualche filo in più di quanto le usi, quasi mai, ne dedurrebbe che non la amo più”.
Questo dice Mark di Irene. Cenarono insieme qualche mese fa, era marzo o forse aprile e ora, dopo sei mesi a stento, li consideriamo tutti inseparabili. A vederli non si direbbero nemmeno una coppia, non hanno alcun sintomo della coppia, almeno in pubblico. A vederli si percepisce una estraneità affiatata e spontanea. Hanno molte idee divergenti, non si guardano con complicità, si toccano con naturalezza, non si abbracciano e baciano mai. Forse, anzi, a pensarci bene, lo fanno. Li ho visti baciarsi, è così depurato di stereotipi il loro bacio, così puro che nemmeno te ne accorgi. Magari in camera da letto esauriscono la loro passione. Irene, inusitatamente, ha fatto scivolare un “sono molto appagata eroticamente”. E Irene non avrebbe mai un altro.
Quando sento Mark parlare di Irene, lui ne parla spesso, anche a sproposito, penso alla antitesi di Irene. L’ultima che ho avuto, che era un po’ anche la penultima, forse meno colta e meno intelligente. Non so nemmeno perché mi piacessero. Ad ogni modo erano entrambe, Jenna, l’ultima, alla perfezione, l’antitesi di Irene.
Trendy di H&M, busy del nulla – “ho la giornata piena, prima lo smalto, poi le creme, dopo ho appuntamento con Pa, che sarebbe Patty, per la corsettina, torno a casa, doccia, mi vesto con quella gonna che ho preso per te, e raggiungo VI, che sarebbe Victoria, andiamo a provare delle scarpe e poi aperitivo. Amore mio bellissimo, ti penserò. Jenna era, credo lo sia ancora, poco fine, nei bar e nei negozi mi imbarazzavo perché dava il tu a tutti: “mi dici come è fatto quel pasticciotto”? Insoddisfatta del lavoro, impiegata nell’amministrazione di una catena di negozi di bigiotteria, cercava nella cura del corpo la propria identità, la propria affermazione. Jenna è stata anche speciale per me perché facevamo bene l’amore, negli ultimi tempi molto meno, e perché mi metteva in soggezione, e io ho sempre amato l’affanno del risalire, del rincorrere. Jenna ha un’abilità straordinaria nel rigirare le situazioni, nell’aggredirti, annichilirti, esasperarti e renderti impotente nella discussione. Jenna a dispetto delle parole di amore che pronunciava non era capace di amare, eppure era convinta di avere un grande animo aperto all’amore. Il sentimento per lei, tuttavia, si esaurisce in parole stereotipate, cui segue il disinteresse. L’antitesi di Irene. Irene non pronuncia l’amore, Irene lo cura, lo vive, lo fa sentire con la sua ferma, essenziale, glabra cura. Lei capisce e conosce il sangue del suo uomo, ma anche il suo intelletto e ci si accosta. Irene non chiede “come stai”?, va a vedere o, se è fuori, come spesso capita per il suoi impegni professionali, lo scopre indirettamente. Irene non attende di essere amata, lo sa. Irene sa che l’equilibrio è fatto di saliscendi come una bilancia a piatti. Se uno scende, l’altro mette più forza e peso per farlo risalire e viceversa. Jenna non sa cosa sia la bilancia, l’equilibrio. Jenna è una forma, un contenitore vuoto, pieno solo di pugni, calci, urla, aggettivi ferali. Jenna sta su un piatto che non scende e se tu non sei lì, alla stessa altezza, devi trovare il modo di risalire, di metterti lì da solo resistendo ai calci e ai pugni di lei che tenta di ributtarti giù.
Jenna è l’antitesi di Irene perché ha un’intelligenza opposta e avversa a quella di Irene. Jenna non ha intelligenza emotiva, Irene non è emotiva ma ha intelligenza emotiva esuberante.
Jenna è la donna da lasciare senza dirlo, da tener in una semindifferenza senza spiegazioni. Jenna può far male, molto male. Jenna ride del tuo star male per corroborare il suo ego. Jenna non può ammettere di averti ferito perché sarebbe come scollare un tatuaggio dalla pelle. Il tatuaggio è perfetto e resta tale per sempre. Al più è l’altro ad averlo visto male. Jenna è un tatuaggio lucidato e poco altro.
L’antitesi perfetta di Irene, per la quale tatuaggio è un lemma del vocabolario è un’oscenità da giocatori di basket.

 

finito di scrivere il 10 ottobre 2020