Dieci buoni propositi per il 2015

Ogni anno, alla fine dell’anno, si tracciano consuntivi, si compilano gli album delle cose passate, belle e brutte, soprattutto ci si applica per definire i buoni propositi per le future 52 settimane. Esercizi che si compiono da bimbi, ingenuamente e con discreta credulità, e da adulti, con disincanto e un po’ di speranza.

Visa come è andata la cronaca del travagliato viaggio gastronomico e visti anche certi andazzi, provo a definire i fatidici dieci (come le pizzerie, i panettoni, le mozzarelle, le sfogliatelle e via discorrendo) buoni propositi per l’anno che sta arrivando:

  1. stilare periodicamente classifiche dei dieci migliori di ciascun ambito dell’enogastronomia: dalle dieci migliori foglie di insalata ai dieci migliori grissini, dai dieci miglior panzerotti fritti alle dieci miglior carote bollite, dai dieci migliori sali ai dieci migliori pepi;
  2. visitare solo ristoranti che offrano il pranzo o la cena almeno una volta a semestre, esaltandone, in specifiche cronache, la serietà, l’attaccamento al territorio, la rivisitazione del territorio, la ricerca accurata delle materie prime, la scuola del grande chef di cui è stato allievo l’offerente, per avervi passato una settimana a lavar piatti;
  3. usare più frequentemente il sostantivo “eccellenza” (per es. eccellenza campana, eccellenza italiana) anche a proposito di autentiche ciofeche;
  4. non leggere gli articoli di quel palato di ghisa Valerio Massimo Visintin su corriere.it;
  5. recensire, enfatizzandone il valore ma sapientemente avanzando qualche timida perplessità su aspetti minori, solo i vini di chi invia grosse partite di campioni e di chi ci chiama a moderare convegni o ad occuparci della comunicazione aziendale. L’etica non ci appartiene (vedi anche punto 7);
  6. assolutamente evitare i mercati e l’esplorazione di nuove taverne e trattorie, pizzerie e ristoranti minori;
  7. assumere pregiudizialmente un atteggiamento di etica condivisione degli obiettivi di Slow Food, evitando accuratamente ogni critica alla nobile organizzazione, ma tradirne il senso rigorosamente sottobanco o sotto la tovaglia;
  8. comprare una sfera di cristallo e recensire ristoranti prima che aprano ovvero inserirli dopo un paio di giorno dall’apertura nelle classifiche di cui al punto 1;
  9. avviare più intense relazioni con la cupola gastronomica e gastrofuffa milanese, condividendo link, invitandone gli esponenti ai convegni ed ai dibattiti;
  10. evitare rigorosamente di spendere un solo euro per mangiare o bere cibi e bevande da recensire.

Con inflessibilità perseguiremo questi obiettivi per assicurarci la più assoluta disistima dei lettori e degli operatori che però faranno finta di adularci.

Buon anno!

 

Articolo apparso sul "ROMA" del 27 dicembre 2014, nella rubrica Odissea Gastronomica

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