Diario vinnatur e vinitaly, day #1

Arrivo in veneto la mattina e trovo il freddo. Nonostante il navigatore mi perdo sulla via verso Serego, in zona Soave. Quando ci si perde si abbandonano ritmi e tempi prestabiliti e si finisce col trovare una dimensione più umana tra i silenzi di strade minori, ignote, che non avresti mai percorso. Cercando Villa Favorita percorro vie interpoderali in mezzo ai vigneti. Tra autostrada e montagna si estendono le viti e io ci scorro in mezzo. VIlla Favorita si erge in cima ad una collina.

Capisci dalla presenza della cappella e degli edifici per la servitù e le stalle che vi ha vissuto nobiltà. E nobile oggi è l’opera dell’Associazione VinNatur che raccoglie oltre cento produttori vocati al territorio, al rispetto dei ritmi e dei capricci della natura. Abiurano la chimica, i lieviti selezionati, le filtrazioni, i pesticidi e tutta la chimica che impoverisce il territorio, lo svilisce e lo tradisce, aiutando gli enologi a “costruire” vini da laboratorio. Passo di qui per capire meglio. Non sempre i vini naturali mi hanno entusiasmato, spesso, anzi, non mi son piaciuti. C’è del buono, però, a prescindere dalla sovrastruttura dell’idealitá. Rimango sorpreso dalla presenza qui di Renato De Bartoli, che ha ereditato la guida della cantina del compianto padre Marco, storico produttore siciliano, che ha speso una vita a far vini che fossero espressione della terra, infischiandosene delle tendenze omologanti, dei gionalisti mammasantissima, delle classifiche, di Parker e compagnia discorrendo. Mi ritrovo con emozione a parlare con lui della straordinaria vinificazione delle uve autoctone “grillo”. Passo per gli ottimi champagne naturali prima di andar a far visita all’unico produttore sannita presente: Podere Veneri Vecchio. Il suo Sciascinoso ha il sapore della terra. Merita un capitolo ad hoc, ne riparleremo presto.

L’atmosfera di questa esposizione è molto informale, ci sono molti giovani. Li vedo discutere con i produttori ed intrattenersi nel vasto prato che circonda la villa. È indubbio che si respiri natura. Il panorama dalla villa è stupendo, si ha la sensazione dominare la valle, le viti, le vite. #senzafiato

Ridiscendo verso Verona ed il Vinitaly. Il passaggio è brutale, traumatico. Ci sono molti giovani anche qui ma ci sono anche i soldoni, il mercato, gli interessi, i grandi traffici ed i grandi commerci. Il Vinitaly è la fiera degli operatori del vino: produttori, distributori, commercianti, importatori. Un susseguirsi di capannoni e stand; quelli più alla moda sono quelli dei grandi produttori o dei grandi commercianti. Qui c’è poco da discutere se non si discute di affari. C’è bisogno di un cicerone, perché “scoprire” qualcosa sarebbe pressoché impossibile, oltre che letale.

Ho la fortuna di incontrar alcuni amici. Luigi Marotti dell’enoteca Bar Elisa mi introduce nel box di un grande importatore che ci guida alla scoperta di qualche prelibatezza francese ed italiana. Il Riesling Alsaziano di Albert Mann mi strazia per la sua intensità e ricchezza; al culmine di oltre un’ora di assaggi la spunta anche su uno Chablis premier cru. Stupefacente anche perché inattesa la ricchezza di un bianco di Bordeaux, il Valentine di Chateau Lamothe, uvaggio di Sauvignon e Pinot Nero.

Mi avevano detto che non si degustava nulla qui; mai informazione fu più inesatta. L’escalation dai bianchi francesi conduce ai rossi del Piemonte, nebbiolo e barolo. Il Principiano Boscareto del 2007 segna il culmine e la fine della giornata. Mi dirigo verso la Campania a ritrovare e salutare amici. Pasquale Clemente, patron di Masseria Frattasi, mi rapisce e mi porta a cena con un importatore, un produttore di Champagne ed il personaggio più straordinario che io sin’ora abbia conosciuto nel mondo del vino: Guido Invernizzi dell’AIS Lombardia. Oggi sarò con lui. Ve ne racconterò nel prossimo post.

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