Il compleanno, l’amore e il giaggiolo

Questo articolo è un regalo di compleanno, un addenda ad un regalo di compleanno, per la precisione.

Sono stato invitato da Camillo, vecchio amico e occasionale compagno di venture varie, alla cena per festeggiare il compleanno della moglie Gina.

In verità l’invito era espressamente per il gour_man, perché raccontasse un che di ispirato al menù della serata. Ma il gour_man quella sera, tradendo l’attesa, ha taciuto. E quindi scrive.

Bar Enoteca Paradiso, questo il luogo. Arrivo puntuale e vengo investito dalla frenesia degli altri invitati, che sbirciano attraverso le saracinesche semichiuse per  poi correre a nascondersi negli spazi più reconditi del locale, una volta avvistata la festeggiata. Una festa a sorpresa, dunque. Un entusiasmo di partecipazione che non vedevo da tempo. È bello.

Il locale appare sul punto di chiudere, le luci sono per lo più spente ed i banchi vuoti, Gina entra, quasi sospinta da Camillo. Parte il “tanti auguri a te“.

Nulla di nuovo, nulla di particolare a raccontarla così. In realtà è stato straordinario perché nei volti, nei gesti, negli sguardi degli invitati c’era davvero tanto affetto. E soprattutto c’era, palpabile, l’amore di Camillo, organizzatore della sorpresa. Non è consueto trovare una esplosione di affetto e amore così manifesta, sincera ed anche impudica, senza ritegno intendo. Non sarebbe stato possibile per nessuno trattenere le lacrime ed infatti Gina piange di emozione, incredula, meravigliata anche dalla presenza dell’anziana madre, di sera, in enoteca a festeggiare.

Dissacratore incallito, cinico ed  svergognato in ogni contesto che non sia la manifestazione dei sentimenti resto allibito, rapito, ammirato ed anche intimorito. E difatti sono tra gli ultimi a presentarmi per l’abbraccio augurale.

Terminato il preliminare di amore, lacrime e abbracci, si passa, per mio maggior agio, alla cena.

Il gour_man, a questo punto, certamente si sarebbe sbizzarrito con gli afrodisiaci, le formine a cuore e la simbologia completa e più banale delle feste di compleanno e dell’amor di coppia; più seriosamente Erasmo Timoteo, amico della festeggiata e condottiero di Slow Food, coadiuvato da Antonio Paradiso, Maria e Amerigo, ha fatto prevalere la sapienza di stampo “petriniano” (mi si passi in neologismo – da Carlo Petrini, fondatore ed animatore dell’associazione con la chiocciolina) e la conoscenza capillare delle aziende del territorio nella stesura del menù.

Starter di crostini di pane con ottimo lardo di maiale nero casertano (Tomaso Salumi) abbinato, classicamente, ad una bollicina, nella fattispecie una Falanghina extradry. Si parla dell’abbinamento, della distinzione tra la sensazione di unto e quella di grasso, della piacevole “pulizia” che compiono le bollicine sul palato ingrassato dal lardo.

A prescindere da qualsiasi arido canone gastronomico, è stato ben coerente aprire la cena con le bollicine; salivano veloci nei calici, dal fondo, così come palesemente si sprigionava l’emozione amorosa dai cuori di Camillo e Gina, ancora così amanti, e l’affetto da quelli degli amici, così evidentemente partecipi e felici.

Mangio e penso che l’effervescenza delle bollicine, involontariamente ma necessariamente, allude al fremere dell’anima e del sangue di Camillo e Gina e pure che la morbidezza unta del lardo candido e la durezza del crostino, oscenamente, richiamano la giusta carnalità dell’amore. Antipasto perfetto, insomma, per gusto, abbinamento, allusività.

Il piatto di mezzo contiene tutta la sostanza della cena: risotto vegetale con formaggio, un assaggio di broccolo condito con eccelso olio, salsiccia rossa di Castelpoto arrostita in forno (almeno credo). In proposito vien detto la particolare colorazione del salume non origina dal peperoncino ma da un particolare “pupauolo” essiccato in forno prima di essere tritato e mischiato alla carne. La polvere rossa, che nei miei ricordi, non so quanto esatti, viene anche detta “u pepone”, ha potenti caratteristiche antiossidanti, preziose in particolare per la conservazione della salsiccia secca. La servono, prima del dolce, insieme ad assaggi di formaggio fresco vaccino e pecorino semistagionato.

Trovo un collegamento tra queste prelibatezze ed il clima della serata solo nel rosso e nel piccante, richiami di amore e passione.

Barbera barbetta” della Masseria Venditti è il vino di accompagnamento. Un vino affatto scontato, peculiare, godibile ma scontroso.

Erasmo lo spiega parlando del vitigno, della sua storia e tipicità, della barbetta, da cui il nome, dell’avo di colui che oggi lo alleva e lo vinifica, dei sentori floreali del vino. E per fissare meglio nei ricordi dei presenti la festa ed il vino invita ad avvertire, dopo la riconoscibilissima fragranza di violetta, il sentore del giaggiolo blu. Salvifici smartphone vengono tirati fuori da tasche e custodie e i browser sguinzagliati alla ricerca del “giaggiolo” per disvelarne il mistero ed aiutare coloro che avevano scarsa dimestichezza con la botanica, e tra questi il gour_man stesso, a sentirsi meno ignoranti. E’ una corsa a chi fa prima, alla ricerca della rete più veloce, allo smartphone più furbo; la curiosità divampa ma poi svampa quando si scopre che il giaggiolo altri non è che il comune iris. La notizia è rassicurante. Ora il “barbera barbetta” è più buono e più amico.

Chiusura con una ottima sbriciolata della nonna abbinata ad un evanescente passito di falangina Nifo Serrapochiello.

Il finale è tutto di Gina che scarta i regali come una principessa, venerata dal principe e dai cortigiani che con dedizione hanno accompagnato i doni con dediche in versi colmi di tenerezze e simpatia.

Buon compleanno ancora Gina e grazie per l’invito.

 

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